Recensione di Rita Mascialino, Presidente di MEQRIMA: Accademia Italiana per l’Analisi del Significato del Linguaggio, riguardo l'opera "Doppio" -opera donata al PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ® II Edizione 2012, Sezione Saggi: assegnata al III Premio:
Il dipinto di Daniela Savini Doppio, secondo il titolo dato dalla pittrice, è molto interessante e di attualità nel mondo in cui viviamo, nel quale l’immagine dell’uomo inteso come appartenente al genere maschile sta subendo una crisi profonda dovuta soprattutto alla diversa immagine della donna favorita in primo luogo dai contraccettivi, che le hanno permesso di non dovere procreare in continuazione ma solo per scelta sua, ed inoltre anche da una incipiente e ancora molto timida cultura che sta ridisegnando le figure sia maschili che femminili con tratti diversi da quelli indossati da sempre e non più del tutto validi o comunque divenuti precari.

Ci appare sulla tela il ritratto di un uomo piuttosto insignificante, dallo sguardo poco espressivo, esprimente al massimo qualche cenno di freddo resto di disappunto, forse per qualcosa che non vada come previsto. Anche la bocca, coerentemente con lo sguardo, non esprime molto, soprattutto non esprime neppure l’ombra di una buona disposizione, né tanto meno di un sorriso Alcuni tratti del contorno del viso e del viso stesso, degli occhi e della bocca, fronte e zigomi, sono tracciati in rosso vivo, un colore come non può essere in nessun volto umano, un colore che può essere dunque interpretato solo sul piano simbolico e non di un impossibile bel colorito delle guance. Si tratta di un colore che contraffà il volto dell’uomo, in parte mascherandolo, un po’ come i segni di guerra o di pace sul volto degli indiani d’America. Anche questo rosso è segno di una situazione interiore che, in contrasto con l’indifferenza dell’espressione propria di questo volto, esprime invece molto chiaramente seppure sul piano simbolico una disposizione alla lotta, al sangue addirittura che da essa può derivare. A questa situazione di aspetto esterno ed interiore in opposizione quasi totale ben si addice il titolo del quadro di Daniela Savini, Doppio, a significare la doppiezza della personalità dell’uomo raffigurato, un uomo che si presenta o vorrebbe presentarsi del tutto normale, mentre cova propositi di violenza. Interessante, molto interessante nell’immagine raffigurata dalla pittrice Daniela Savini, l’abito indossato da quest’uomo, con maglietta scollata a punta sotto la giacca. Ciò mette in massima evidenza la mancanza della cravatta, simbolo fallico per eccellenza e per così dire divisa classica del maschio da parecchio tempo. Tale mancanza è sempre più frequente nella nostra epoca fino ad esserne divenuta un segno distintivo dei tempi mutati e non solo delle mode. Tempi in cui i maschi o, più esattamente, molti maschi hanno rinunciato ad esibire questo simbolo fallico che era fino a poco tempo fa portato con orgoglio e con diritto anche – nessuno vuole uomini evirati e la rinuncia alla cravatta come simbolo fallico denuncia sì una maggiore propensione alla comodità, ma soprattutto tradisce la nuova collocazione del maschio che si stima meno di un tempo senza avere approfondito le cause reali della sua minore autostima, con tutte le conseguenze che ciò può comportare in termini di equilibrio della personalità. L’uomo del ritratto della Savini ne è privo e addirittura non porta neppure la camicia che funge di per sé da supporto necessario alla cravatta e che in qualche modo potrebbe implicitamente ricordarla al suo posto. La mancanza della cravatta unitamente all’indifferenza non proprio del tutto riuscita dell’espressione mostrano un uomo che si sente privato della sua mascolinità e che, invece di elaborare profondamente questa situazione e vedere come porvi rimedio nel modo più positivo per sé e per gli altri nelle nuove coordinate socio-culturali del vivere democratico, dissimula il suo vero stato d’animo che è quello della vendetta e del sangue come dal simbolico rosso di cui Daniela Savini ha connotato i suoi occhi ed il volto dandogli l’identità che ne deriva. Un uomo che, di fronte ad una qualche libertà della sua compagna – la mancanza della cravatta come simbolo fallico riporta immediatamente nel contesto del dipinto al rapporto con la compagna – reagisce pensando di versare il suo sangue, di ucciderla pur di non accettare appunto che anche la donna abbia una sua dignità di persona. Violenza che si manifesta concretamente oggi con le tante uccisioni di donne attuate dai loro compagni che non accettano la seppure tanto piccola comunque maggiore libertà delle donne rispetto ad un tempo, tra cui soprattutto quella di scegliere la libertà rifiutando l’uomo con cui non vogliono stare, ciò che mai in generale in passato nessuna donna ha mai potuto fare.
Un quadro forte il Doppio di Daniela Savini, un quadro che a ben diritto può far parte della cultura contemporanea sia come stile di pittura di taglio espressionistico, sia come messaggio di idee e di emozioni, di sentimenti che l’arte esprime sempre nella visione del mondo che essa offre nelle sue opere dal senso compiuto.
RM


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