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Recensioni

Recensione di Ottavio Borghi -2018

Dettagli
10 Dicembre 2018

 

Daniela Savini e l’incisione   - Ottavio Borghi

Reduce dagli esaltanti e mai dimenticati trascorsi pittorici, in funzione della spinta creativa orientata a tecniche ben più complesse della pittura, Daniela è approdata dopo tanto studio ed un forte impegno al severo universo dell’incisione. Versione artistica figurativa di fatti e figure che non si avvale della forza espressiva del colore se non come fattore aggiuntivo e complementare. Protagonista resta il segno forte della sua austera e toccante essenzialità. Segno che con geniali ed articolate combinazioni caratterizza le creazioni dell’artista. Puntasecca, acquaforte, acquatinta, eccetera, tecniche soggette ad elaborazioni personali a seconda dello stile e dell’ispirazione di ciascun operatore. Daniela Savini sempre alla ricerca dell’innovazione e dell’inedito, riesce a conseguire risultati che le consentono di comunicare all’osservatore delle sue opere un concetto ben più avanzato della semplice rappresentazione grafica dei soggetti.

La spinta innovativa di Savini non si limita quindi all’indispensabile caratterizzazione della figura, pure frutto di un lavoro certosino e di una solida elaborazione tecnica, ma riesce a schiudere la mente dell’osservatore a speculazioni di livello intellettuale aprendo così la via a pensieri che comprendano virtualmente una storia pregressa su fatti ipotetici e sul carattere del soggetto, in modo da giustificarne con immedaitezza l’aspetto esteriore e l’atteggiamento che l’opera evidenzia. Il tutto usando una chiave tendenzialmente drammatica.  

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Recensione di Chiara Pisani - Biblioteca Teresiana 2018

Dettagli
10 Ottobre 2018

Daniela Savini e il respiro del tempo

Le incisioni di Daniela Savini dedicate alla Biblioteca Teresiana sorprendono per la suggestione atmosferica che caratterizza la visione degli scorci emotivamente individuati delle due sale storiche. Sfruttando abilmente le caratteristiche di morbidezza della puntasecca su lastra in poliver, l’artista dà vita ad una visione luministica e pulviscolare degli ambienti e degli oggetti che trascende poeticamente l’oggettività della forma.

E’ sicuramente un sentimento di passione sincera a guidare i solchi incisi che nella rappresentazione analitica delle antiche scaffalature cariche di libri si animano grazie ad un raffinato gioco chiaroscurale dai profondi echi psicologici. La successione delle incisioni ricrea così, davanti agli occhi dello spettatore, un percorso evocativo ricchissimo di suggestioni culturali e simboliche che raggiunge, in alcune raffigurazioni, echi metafisici.

In questa dimensione particolare lo sguardo di Daniela riesce a focalizzarsi andando oltre la suggestione indubbia delle sale monumentali con i suoi austeri scaffali per guidarci attraverso il climax incalzante dei libri antichi e il palpitare della luce che vibra e si adagia tra le carte ingiallite, fino ad arrivare a cogliere uno spazio vitale inaspettato, un respiro diverso, remoto, animistico. Nella sua visione creativa la Biblioteca si rivela essere la porta d’accesso di una dimensione soprannaturale che si nasconde nelle carte antiche, nella sapienza nascosta dei libri, nel respiro stesso del tempo che vibra ad una frequenza che può sfuggire al visitatore superficiale e frettoloso incalzato dal ritmo frenetico di una esistenza scandita da algoritmi digitali.

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Recensione di Giancarlo Ciaramelli - Biblioteca Teresiana 2018

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10 Ottobre 2018

Incisioni ancora sotto torchio

Daniela Savini, artista ecclettica, si è avvicinata solo da pochi anni all’incisione, dopo aver iniziato il proprio percorso figurativo con la pittura tradizionale. Nonostante la recente conversione tecnica ha già all’attivo numerose mostre, sia personali che collettive, in Italia e all’estero. Tra le molte che si potrebbero citare ricordo solo la recentissima personale al Museo della Stampa a Soncino, in cui il pane, come metafora dell’esistenza, è stato il protagonista.
L’ultimo suo lavoro, invece, rappresenta il naturale continuum della mostra che si è tenuta nella tarda primavera del 2016, all’Archivio di Stato di Mantova, dal titolo "L’Archivio Inciso". Ora, dopo i faldoni carichi di documenti, ci presenta i libri collocati sugli scaffali lignei delle Sale Teresiane. Ma non solo: oltre ai volumi che evidenziano tutto il peso dei loro anni e delle molte mani che li hanno sfogliati e letti, anche gli arredi, gli oggetti, gli ambienti in cui essi sono disposti. Così descrive i globi, le scale a chiocciola, i bianchi e maestosi lampadari in vetro di Murano che adornano le Sale e le rendono sempre affascinanti. Le fotografie ivi scattate, fonti documentarie del lavoro, vengono interpretate e trasfigurate, sino a raggiungere, attraverso vari passaggi, i risultati attesi. Cambia così non solo l’oggetto ma anche le emozioni trasmesse. È, in sintesi, la logica conclusione di un cammino legato alla stessa formazione umanistica dell’autrice: dalla maturità artistica, alla laurea in Conservazione dei beni culturali, al diploma in archivistica, paleografia e diplomatica. L’inclinazione artistica unita alle esperienze di studio in questi ambienti, ha reso naturale l’omaggio a questi luoghi del sapere. Bisogna comunque conoscere e amare questi spazi per poterli plasmare in modo così espressivo, dove appaiono evidenti i segnali che hanno contribuito ad arricchire e formare la sua personalità. Nonostante la diversa nascita, formazione e ordinamento di archivi e biblioteche, essi presentano diversi punti di contatto, in una sorta di identità/diversità che palesemente si avverte in ogni angolo dei loro spazi.

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