Recensione di Daniela Sogliani
Note di Daniela Sogliani per la personale al Museo Diocesano di Mantova -ottobre 2014
Quando ho iniziato a scrivere i miei appunti per Daniela ho cercato notizie sulla sua formazione professionale e artistica e mi sono accorta che, oltre il nome in comune, condividiamo lo stesso percorso: una laurea in storia dell’arte e l’interesse per l’Archivistica, la ricerca. Daniela Savini “fa ricerca” nelle sue opere e si interroga sul colore, sulla forma e sull’immagine. E’ evidente la sua convinzione che la bidimensionalità è il territorio unico in cui esprimere le proprie sensazioni e il proprio mondo. Nei suoi dipinti infatti non esiste la scena reale ma un mondo immaginario e interiore, lo spazio della coscienza come recita il titolo di questa sua mostra personale. Nelle tele di Daniela il corpo umano (meglio dire il busto dell’uomo) è protagonista e le figure che rappresenta esprimono stati profondi di passione e di sensi.
Le grandi domande sottese sono quelle esistenziali: la ragione della nostra vita, il posto che l’uomo occupa nel mondo, la sua relazione con la natura (in qualche caso compaiono cenni a un vaso di fiori o al sole nel momento del tramonto). Daniela non rende esplicite le risposte come si vede nei suoi non-titoli che alludono a un percorso di ricerca iniziato ma non certo concluso.
Daniela Savini è un’artista che esprime un’indubbia capacità tecnica nella definizione dei volti umani, quell’espressività esteriore e interiore che è la rappresentazione dell’anima o meglio dire della coscienza di ognuno di noi.
Ma che cos’è la coscienza? Spiegare questa parola comporta numerosi problemi e la storia di coloro che si sono occupati di questo tema è lunghissima, dai filosofi, agli scienziati fino ai teologi. A tal proposito mi piace qui ricordare il libro di Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, dal titolo “L’elogio della coscienza. La verità interroga il cuore”, pubblicato nel 2009, in cui l’autore non può non ricorrere al ruolo della grazia divina quale strumento della coscienza nel cammino di ricerca della verità.
Per opposizione e inclinazioni personali cito anche una frase di Cartesio, che tutti conoscete, “cogito ergo sum” (penso dunque sono) che intende affermare che la verità scaturisce dal dubbio e non viceversa. E’ il dubbio che ci allena alla ricerca della verità e ci conduce nella via della consapevolezza del sé.
Daniela Savini è capace di mettere in campo nelle sue opere tutte queste domande ponendo l’uomo nudo di fronte a se stesso e al suo difficile percorso di vita. E’ una giovane testimone del suo tempo, un’età in cui sono poche le certezze, molti gli interrogativi e rare le risposte.